"Sai Daneel, non tutti i ricordi hanno pari importanza."
"Non sono in grado di giudicare, signora."
"Altri, si. Sarebbe perfettamente possibile vuotare il tuo cervello, Daneel, e poi, sotto supervisione, rimepirlo solo col suo contenuto di ricordi importanti... diciamo, il dieci per cento del totale. Allora potresti continuare ad immagazzinare dati per secoli e secoli. Ripetendo un trattamento del genere, potresti andare avanti all'infinito. Sarebbe un'operazione costosa, certo, però io non baderei alla spesa. Ne varrebbe la pena, per te."
"Io verrei consultato in merito, signora? Sarebbe richiesto il mio consenso per un'operazione di questo tipo?"
"Sicuro. Trattandosi di una questione così delicata, da me non partirebbe alcun ordine. Equivarrebbe a tradire la fiducia del dottor Fastolfe."
"Grazie, signora. In tal caso, devo dirvi che non mi sottoporrei mai volontariamente a questo trattamento... a meno di non accorgermi di aver perso effettivamente le mie capacità mnemoniche."
Avevano raggiunto la porta, e Gladia si fermò. Disse, sinceramente sorpresa: "Come mai, Daneel?"
Daneel rispose a bassa voce: "Ci sono ricordi che non posso rischiare di perdere, signora... né per inavvertenza né per una valutazione errata da parte delle persone addette al trattamento."
"Ricordi tipo il sorgere e il calare delle stelle? Oh, perdonami, Daneel. Non intendevo scherzare. A quali ricordi ti riferisci?"
Daneel disse, abbassando ancor più la voce: "Lady Gladia, mi riferisco ai ricordi legati al mio antico compagno, il Terrestre Elijah Baley."
Gladia rimase come pietrificata, e fu Daneel che alla fine dovette prendere l'iniziativa e segnalare perché la porta si aprisse.
[...]
"Daneel!" lo chiamò.
Daneel non distolse l'attenzione dai comandi. "Si, Lady Gladia?"
"Sei contento di rivedere Elijah Baley?"
"Non saprei come descrivere con precisione il mio stato interiore, signora. Forse è analogo a quello che gli esseri umani definiscono contentezza."
"Però, proverai pure qualcosa, no?"
"Ho la sensazione di riuscire a prendere le decisioni più rapidamente del solito; sembra che le mie reazioni giungano con maggior facilità, che i miei movimenti richiedano meno energia. Potrei interpretarla complessivamente come una sensazione di benessere. Almeno, ho sentito usare questa parola dagli esseri umani e credo indichi qualcosa di simile a quanto sto provando."[...]
Da "I robot e l'impero", di Isaac Asimov, Ed. Oscar Mondadori, 2001, pp. 12; 34.
