domenica 6 ottobre 2019

QUIET - Susan Cain

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Il merito dei suoi successi va tuttavia diviso con l'Homebrew.
Oggi Wozniak ritiene che quella prima riunione abbia segnato l'inizio della rivoluzione informatica, oltre a essere stata una delle serate più importanti della sua vita. Se volessimo perciò analizzare le condizioni che hanno permesso a Woz di essere tanto fecondo, potremmo puntare il dito su quel club di appassionati dalla mentalità e dagli interessi affini, e concludere che i traguardi da lui raggiunti sono il fulgido esempio di un approccio collaborativo alla creatività. Se ne potrebbe concludere che gli ambienti a elevata socialità siano il luogo in cui ferve l'innovazione.
E ci sbaglieremmo.
Pensate a cosa fece Wozniak dopo quella riunione a Menlo Park. Strinse forse un sodalizio con altri membri dell'Homebrew per lavorare al progetto del suo computer? No. (Continuò tuttavia a partecipare agli incontri del club, due mercoledì al mese.)
Si mise forse alla ricerca di un grande open space animato da una vivace baraonda nel quale le idee potessero sbocciare per impollinazione incrociata? No. Leggendo il suo racconto del processo lavorativo su quel primo pc, l'aspetto più eclatante è che Wozniak era sempre da solo. [...]

Da Quiet, di Susan Cain, Bompiani, 2015, p.101.


NINNA NANNA - Chuck Palahniuk

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Stiamo attraversando il Midwest con la radio sintonizzata su una stazione a onde medie, e una voce di uomo sta dicendo che la dottoressa Sara Lowenstein era un baluardo di speranza e integrità nel deserto spirituale della vita moderna. La dottoressa Sara era uno spirito nobile, una moralista senza compromessi che rifiutava di accettare qualunque condotta si allontanasse dal suo tenace concetto di rettitudine. Era un bastione di virtù, un faro che tentava di illuminare i mali del mondo. La dottoressa Sara, dice l'uomo, vivrà per sempre nei nostri cuori e nei nostri spiriti proprio perché il suo spirito era forte e poco incl..
La voce si interrompe.
E Mona molla un calcio contro il mio sedile, all'altezza dei reni, e dice: "No! Di nuovo?". Dice: "Piantala di sfogare i tuoi problemi su dei poveri innocenti".
E io le dico di piantarla di accusare la gente a vanvera. Forse sono le macchie solari.
Questi chiacchieradipendenti. Questi ascoltafobici.
Il canto della dolce morte mi ha attraversato la mente così in fretta che non me ne sono nemmeno accorto. Ero mezzo addormentato. Questo per dire quanto poco lo controllo. Riesco a uccidere dormendo.
Dopo qualche chilometro di silenzio e di quello che in gergo radiofonico viene definito un "buco", dalla radio sbuca un'altra voce di un uomo dicendo che la dottoressa Sara Lowenstein era il metro morale con cui milioni di radioascoltatori misuravano le loro vite. Era la spada fiammeggiante di Dio, inviata sulla terra per raddrizzare i torti e scacciare i malvagi dal tempio della...
E anche quest'altra voce si interrompe.
Mona tira un calcio al sedile, forte, e dice: "Lo trovi divertente? I predicatori radiofonici sono esseri umani in carne e ossa!".
E io le dico che non ho fatto niente.
E Helen e Ostrica ridacchiano. [...]

Da Ninna nanna, di Chuck Palahniuk, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2005, pag. 143-144.


DANCE DANCE DANCE - Murakami

[...]
Uscii dal cinema e vagai senza meta per Shibuya.
Erano cominciate le vacanze di primavera, e le strade erano invase da frotte di studenti. Andavano al cinema, poi fatalmente da Mc Donald's a mangiare fast food, a comprare ogni genere di oggetti inutili nei negozi raccomandati da riviste come "Popeye", "Hot Dog" e "Olive", e spendevano un po' di monete ai videogame. Davanti a ogni negozio c'erano altoparlanti che diffondevano musica. Stevie Wonder, Hall & Oates, le marcette dei locali di pachinko, gli inni militari sparati a tutto volume dalle auto che facevano propaganda ai gruppi di estrema destra, e altro ancora, contribuivano a produrre un unico caotico rumore di fondo. Per giunta davanti alla stazione di Shibuya c'era un comizio elettorale.

[...]
- Da dove mi chiami? - chiesi.
- Sono ancora nell'appartamento di Akasaka. Non ti va di fare una passeggiata in macchina?
- Mi dispiace ma adesso non posso. Sto aspettando un importante telefonata di lavoro. Facciamo un'altra volta. Ah, a proposito di quello che mi hai detto ieri, hai visto davvero un uomo ricoperto da una pelle di pecora? Mi racconti meglio questa storia? È molto importante.
- Facciamo un'altra volta, - disse, e riagganciò di scatto.
Andiamo bene, sospirai, e restai per [...]

Da Dance, Dance, Dance, di Murakami, Einaudi Super ET, 2015, pp. 159, 161


NON PERDERTI IN UN BICCHIER D'ACQUA IN AMORE - Richard e Kristine Carlson

[...] Un giorno Kris stava parlando con una donna di quanto sia difficile restare nei limiti del budget familiare e la signora le diceva di essere molto arrabbiata col marito, perché durante l'intervallo per il pranzo, in ufficio, lui voleva sempre andare a mangiare un boccone al bar, invece di portarsi da casa quello che gli preparava lei. Per lei si trattava di una vera e propria stravaganza, di uno spreco di denaro che poteva minare il loro futuro finanziario. In fondo, diceva giustamente lei: "Lui spende sette o otto dollari ogni volta, mentre io potrei preparargli un delizioso pranzetto con tre dollari soltanto".
Ma il marito vedeva la faccenda in modo [...]

da Non perderti in un bicchier d'acqua in amore, di Richard e Kristine Carlson, Bompiani, 2016, p. 77.


giovedì 28 marzo 2013

LESSICO FAMIGLIARE - Natalia Ginzburg

[...]
la voce di mio padre tuonava: - Non fate malagrazie!
[...] gridava: - Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci!

[...]
- È bello anche Gino, - diceva allora mia madre. - Com'è simpatico Gino! Il mio Ginetto! A me mi piacciono solo i miei figli. Io mi diverto solo con i miei figli!.

(NdR. Ripetete le precedenti frasi x 200 volte, e avrete Lessico Famigliare)


da Lessico Famigliare, di Natalia Ginzburg, Giulio Einaudi editore, "La biblioteca di Repubblica", 2003, pp.7, 56


domenica 24 marzo 2013

IL MAESTRO E MARGHERITA - Michail Bulgakov

[...]
"Ha consegnato tutto allora," rispose madame Duncil', ansiosa.
"Va bene," disse il presentatore, "quand'è così, bene. Se ha consegnato tutto, non possiamo fare altro che separarci da Sergej Gerardovic! Se lo desidera può lasciare il teatro, Sergej Gerardovic," e il presentatore levò la mano in segno di saluto con un gesto da zar.
Duncil' si voltò con calma e dignità e si avviò verso le quinte.
"Un minutino!" lo fermò il conférencier, "mi permetta, nel dirle addio, di mostrarle un ultimo numero del nostro programma" e batté ancora due volte le mani.
Il fondale nero si aprì e sul palcoscenico apparve una giovane donna bellissima in abito da ballo con in mano un vassoietto d'oro su cui era posato un pacco di biglietti legati con un nastro da caramelle e al collo un collier di brillanti che gettava tutt'intorno fiamme di luce azzurra, gialla e rossa.
Duncil' arretrò e si coprì di pallore. La sala ammutolì.
"Diciottomila dollari e un collier da quarantamila rubli d'oro," annunciò solennemente il conférencier, "custoditi da Sergej Gerardovic nella città di Char'kov a casa della sua amante, Ida Gerkulanovna Vors, che abbiamo il piacere di vedere dinanzi a noi e che ci ha amabilmente aiutato a trovare questi tesori senza prezzo ma anche senza scopo nelle mani di un privato cittadino. Molte grazie, Ida Geerkulanovna."
La bellissima giovane donna sorrise, i suoi denti scintillarono e le sue morbide ciglia fremettero.
"Dunque, sotto la sua maschera piena di dignità," il conférencier si rivolse a Duncil', "si nasconde un ragno vorace, accanito abbindolatore e bugiardo. Lei ci ha esasperati per un mese e mezzo con la sua ottusa ostinazione. Vada a casa, troverà il meritato castigo nell'inferno che le appronterà la sua consorte."[...]

da "Il Maestro e Margherita", di Michail Bulgakov, Ed. Universale Economica Feltrinelli, collana "I Classici" , 2011, pag. 238

IL SIMBOLISMO DI ROL - Franco Rol

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E sempre la Giordano riferisce la doppia testimonianza di una certa Ornella M., che smentisce quanto scritto dalla Dembech:
"La prima volta che ho contattato Rol è stato per risolvere un caso di una persona scomparsa. (...).
Mi chiese solamente il nome della persona scomparsa e, dopo qualche istante, incominciò a fornirmi tutta una serie di informazioni sulla persona in questione, iniziò a descrivere il luogo in cui si trovava, addirittura ciò che egli pensava in quel momento e tutto nei minimi dettagli. Non era, però, in grado di dirmi il nome del luogo in cui si trovava, anche se me lo aveva descritto, poiché, come disse Rol: "Solo Dio lo sa". Rimasi sconcertata.
Come poteva Rol fornire tutte quelle informazioni dettagliate? [...]

da "Il simbolismo di Rol", di Franco Rol, Ed. Franco Rol, 2009, pag. 456