lunedì 25 luglio 2011

DIARIO DI UN KILLER SENTIMENTALE - Luis Sepulveda

[...]
All'aereoporto, prima di fare il check-in, andai in bagno a cambiarmi la camicia. Nello specchio, un tipo molto simile a me si asciugava il volto con i fazzolettini di carta che gli porgeva un inserviente magro e silenzioso uguale a quello che avevo al mio fianco.
"Stai esagerando," disse il tipo nello specchio.
"Non so di cosa parli," replicai.
"Scusi?" mormorò l'uomo magro dei fazzolettini,
"Non sono affari tuoi," sbuffai allontanandolo con uno spintone.
"Hai visto? Calmati. Ci sono mucchi di donne come lei. Senti, hai ancora molto tempo. Spedisci la valigia e poi beviti un paio di gin," mi consigliò il tipo nello specchio.
Gli detti retta.
In genere seguo i suoi consigli, soprattutto quelli professionali. Ricordo un incarico che dovetti portare a termine alla metà degli anni ottanta, Bisognava eliminare un industriale ad Austin, in Texas. Era un tizio molto abile e aveva trovato un ottimo modo per proteggersi durante il tragitto di andata e ritorno dal suo ufficio: viaggiava su un pullman scolastico pieno di bambini, seduto in mezzo a loro. La stampa texana parlava con ammirazione di quel benefattore che rinunciava alla sua limousine e finanziava invece il trasporto scolastico. Ciò che non dicevano era che quel figlio di cagna usava i bambini come scudo umano.
"Non voglio uccidere dei ragazzi, ma non ho altra scelta perché l'ufficio è inespugnabile," dissi al tipo allo specchio.
"Usa la zucca, amico. L'incarico è uno yankee, il che è sinonimo di patriota. Hai afferrato l'idea?".
"Neanche un po'. Non mi piaci quando parli come un oracolo."
"Si avvicina il 4 luglio e l'incarico non si lascerà sfuggire l'occasione di tirare fuori un po' di adrenalina patriottica. E' a quello che bisogna mirare."
[...]

Da "Diario di un killer sentimentale", di Luis Sepulveda, Ed. La biblioteca di Repubblica, 2002, pp. 25-26.

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