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Il merito dei suoi successi va tuttavia diviso con l'Homebrew.
Oggi Wozniak ritiene che quella prima riunione abbia segnato l'inizio della rivoluzione informatica, oltre a essere stata una delle serate più importanti della sua vita. Se volessimo perciò analizzare le condizioni che hanno permesso a Woz di essere tanto fecondo, potremmo puntare il dito su quel club di appassionati dalla mentalità e dagli interessi affini, e concludere che i traguardi da lui raggiunti sono il fulgido esempio di un approccio collaborativo alla creatività. Se ne potrebbe concludere che gli ambienti a elevata socialità siano il luogo in cui ferve l'innovazione.
E ci sbaglieremmo.
Pensate a cosa fece Wozniak dopo quella riunione a Menlo Park. Strinse forse un sodalizio con altri membri dell'Homebrew per lavorare al progetto del suo computer? No. (Continuò tuttavia a partecipare agli incontri del club, due mercoledì al mese.)
Si mise forse alla ricerca di un grande open space animato da una vivace baraonda nel quale le idee potessero sbocciare per impollinazione incrociata? No. Leggendo il suo racconto del processo lavorativo su quel primo pc, l'aspetto più eclatante è che Wozniak era sempre da solo. [...]
Da Quiet, di Susan Cain, Bompiani, 2015, p.101.
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