domenica 2 gennaio 2011

FONTAMARA - Ignazio Silone

[...]
Quando Don Circostanza ebbe finito di parlare in nostro favore, noi lo ringraziammo e alcune di noi gli baciarono le mani per le sue buone parole, ed egli si pavoneggiava per i nostri complimenti. Poi vi furono varie proposte di accomodamento.

Una proposta fece il canonico don Abbacchio, un'altra il notaio, un'altra il collettore delle imposte. Ma erano proposte impossibili perché non tenevano conto della scarsa quantità d'acqua del ruscello e degli usi dell'irrigazione.

L'Impresario non diceva nulla. Lasciava parlare gli altri e sorrideva, col sigaro spento a un angolo della bocca.
La vera soluzione la presentò don Circostanza.

"Queste donne pretendono che la metà del ruscello non basta per irrigare le loro terre. Esse vogliono più della metà, almeno così credo di interpretare i loro desideri.
Esiste perciò un solo accomodamento possibile. Bisogna lasciare al podestà i tre quarti dell'acqua del ruscello e i tre quarti dell'acqua che resta saranno per i Fontamaresi.
Così gli uni e gli altri avranno tre quarti, cioè, un po' più della metà. Capisco" aggiunse don Circostanza "che la mia proposta danneggia enormemente il podestà, ma io faccio appello al suo buon cuore di filantropo e di benefattore."

Gli invitati, riavutisi dalla paura, si misero attorno all'Impresario per supplicarlo di sacrificarsi in nostro favore.
Dopo essersi fatto pregare, l'Impresario finalmente cedette.

Fu in fretta portato un foglio di carta. Io vidi subito il pericolo.
"Se c'è da pagare qualche cosa", mi affrettai a dire "badate che non pago".
"Non c'è nulla da pagare" spiegò ad alta voce l'Impresario.
"Niente?" mi disse sottovoce la moglie di Zompa.
"Se non costa niente, c'è l'imbroglio."
"Se ci tieni tanto a pagare", le feci osservare, "puoi benissimo pagare."
"Neanche se volessero cecarmi" essa mi rispose. "Però se non costa niente, è certamente un imbroglio."
"Allora sarebbe meglio se tu pagassi" dissi io.
"Neanche se mi cecano" essa ripeté.

Il notaio scribacchiò sulla carta le parole dell'accomodamento e lo fece firmare all'Impresario, al segretario comunale e a don Circostanza come rappresentante del popolo fontamarese.
Dopo di che noi ci rimettemmo in cammino per tornare a casa.
(In realtà, nessuna di noi aveva capio in che consistesse quell'accordo.)

"Meno male che è stato gratis", ripetava Marietta come una litania. "Meno male."

Da "Fontamara", di Ignazio Silone, Ed. Mondadori Classici Moderni, 2000, pagg. 61-63.

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