Scendemmo le ripide scale di cemento e sotto la debole luna, vicino alla macchina, Crumley mi guardò. "Cos'è quell'aria da cane selvatico?"
"Mi sono appena affiliato a una chiesa."
"Sali, per l'amore di Gesù."
Salii, in preda alla febbre.
"Dove andiamo?"
"Alla cattedrale di Santa Vibiana."
"Santa colonna!"
Crumley azionò l'accensione.
"No" decisi, "non sopporterei un altro faccia a faccia.
Andiamo a casa, James, ci facciamo una doccia, tre birre e un bel sonno.
Prenderemo Constance all'alba."
Superammo pian piano Callahan e Ortega. Crumley sembrava quasi felice.
Prima della doccia, delle birre e del sonno ristoratore incollai setto o otto pagine di giornale
sulla parete in capo al letto, in modo da poterle guardare se mi fossi svegliato durante la notte
e fossi andato in cerca di soluzioni.
Nomi, fotografie, titoli grandi e piccoli conservati per ragioni misteriose o niente affatto misteriose.
Alle mie spalle Crumley sbuffò.
"Minchia! Hai intenzione di andare a dormire con una raccolta di notizie che erano defunte anche appena pubblicate?"
"All'alba, forse, cadranno dal muro e s'infileranno sotto i miei occhi e resteranno incollate all'adesivo creativo del mio cervello."
"Adesivo creativo! Giapponesi e bushido! Tori americani! Una volta staccate dal muro quelle cose si propagheranno dentro di te?"
"Perché no? Se non incameri niente, non metti fuori niente."
"Aspetta che mandi giù questo." Crumley bevve.
"Andare a letto con le celebrità e svegliarsi innocenti come prima, eh?"
Fece un cenno alle foto, ai nomi, alle vite stampate sui giornali.
"Constance sarebbe lì, da qualche parte?"
"Nascosta."
"Vai a farti la doccia, faccio io la guardia ai necrologi. Se qualcuno si muove, grido.
Che te ne pare di un margarita per la buona notte?"
"Credevo che non l'avresti più domandato." [...]
Da "Constance contro tutti", di Ray Bradbury, Ed. Mondadori Strade Blu, 2003, pagg. 60-61.

Nessun commento:
Posta un commento