[...]
"L'eroina," dissi, "è la nostra Amenda. Voi non la direste una ragazza a modo e abbastanza educata?"
"Incarna il mio ideale della rispettabilità senza ostentazione," rispose MacShaughnassy.
"Anch'io avevo questa opinione," risposi. "Potete immaginare, perciò, la mia meraviglia, quando la vidi passare una sera per il corso di Folkestone con un cappello di panama in testa (il mio cappello di panama) e il braccio di un soldato intorno alla vita.
Amenda era una fra le tante persone che seguivano la banda del terzo reggimento fanteria di Berkshire, allora accampato a Sandgate. Aveva negli occhi uno sguardo estasiato, e, più che camminare, danzava, mentre con la mano sinistra batteva il tempo.
In quel momento Ethelbertha era insieme a me. Noi guardammo la sfilata finché non sparì dietro l'angolo e poi ci lanciammo uno sguardo.
'No, è impossibile', mi disse Ethelbertha.
'Ma quello era il mio cappello', le feci notare.
Quando giungemmo a casa, Ethelbertha si mise a cercare Amenda, e io il cappello; ma non c'erano né l'una né l'altro.
Passarono le nove, passarono le dieci. Alle dieci e mezzo, scendemmo in cucina a cenare. Alle undici e un quarto, ritornò Amenda. Entrò in cucina senza dire una parola, appese il mio cappello dietro la porta, e cominciò a sparecchiare.
Ethelbertha si alzò, calma ma severa.
'Dove sei stata, Amenda?' Chiese.
'Sono andata un po' in giro coi soldati', rispose lei, senza interrompere il suo lavoro.
'Avevi il mio cappello', aggiunsi io.
'Si, signore', ammise Amenda, continuando a sparecchiare, 'è la prima cosa che mi è capitata tra le mani. E per fortuna non era il cappello della signora.'
Non so se Ethelbertha si fosse addolcita sentendo queste ultime parole; ma è probabile. In tutti i casi, riprese l'interrogatorio con un tono più rammaricato che arrabbiato.
'Tu camminavi abbracciata a un soldato, quando ti abbiamo visto, Amenda,' osservò mia moglie.
'Si, signora,' ammise Amenda, 'anch'io me ne sono accorta quando è finita la musica.'
Ethelbertha pensava alle sue domande. Amenda riempì d'acqua un tegame, e poi parlò.
'Sono un disonore per la vostra famiglia decorosa,' disse; 'nessuna padrona che si rispetti mi terrebbe un minuto di più. Dovrei essere messa sulla porta col mio baule e la mia paga di un mese.'
'Ma perché l'hai fatto allora?' Chiese Ethelbertha, con naturale stupore.
'Perché sono una sciocca, signora. Non posso controllarmi. Se vedo i soldati, non posso fare a meno di seguirli. È un vizio di famiglia. La mia povera cugina Emma era un'altra sciocca come me. Era fidanzata con un giovane rispettabile, che aveva una bottega, e tre giorni prima del matrimonio fuggì con un reggimento di marina a Chatham e sposò il sergente portabandiera. Questo è ciò che finirò per fare anch'io. Ho seguito fino a Sandgate i soldati, con cui m'avete vista, e ne ho baciati quattro... Che mascalzoni! Io sono una buona ragazza che può andare a passeggio con un lattaio stimabile.'
[...]
Per fortuna passavano la mattina presto, quando noi eravamo a casa; ma un giorno, ritornando a casa per il pranzo, sentimmo degli accordi lontani dileguarsi in direzione di Hythe Road. Affrettammo il passo. Ethelbertha corse in cucina: era vuota! Su, in camera di Amenda, vuota! La chiamammo. Nessuno rispose.
[...]
Nel pomeriggio, uscendo a far due passi in giardino, udii il fioco gemito d'una donna angosciata. Ascoltai attentamente, e il gemito si ripeté.
Mi sembrava la voce di Amenda, ma non capivo da dove venisse. Ma come arrivai in fondo al giardino, il suono mi pareva più vicino, e alla fine riuscii a scoprirne l'origine: proveniva da una casetta di legno, che il padrone di casa usava come la camera oscura per sviluppare le fotografie.
La porta era chiusa. 'Sei tu, Amenda?' Gridai nel buco della serratura.
'Si, signore,' rispose con voce soffocata. 'Mi fate uscire, per favore? La chiave è per terra accanto alla porta.'
La trovai, invece, sull'erba, a oltre un passo di distanza, e aprii.
'Chi ti ha chiuso qua dentro?' Le domandai.
'Sono stata io, signore,' rispose; 'mi son chiusa io e ho spinto la chiave sotto la porta. Ho dovuto farlo; se no, sarei scappata da quei maledetti soldati! Spero di non avervi scomodato, signore;' aggiunse, uscendo; 'ho lasciato il pranzo pronto.'
da "Appunti per un romanzo", di Jerome K. Jerome, Ed. Mattioli 1885, 2012, pp.163-167
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