domenica 27 febbraio 2011

FRANKENSTEIN - Mary Shelley

[...]
"Il cuore mi batteva forte: era giunta l'ora della prova, che avrebbe confermato le mie speranze o dato corpo alle mie paure. I servitori erano andati a una fiera vicina. Tutto era silenzio, dentro e intorno alla casa; era un'occasione eccellente; tuttavia, mentre stavo per eseguire il mio piano, le gambe mi vennero meno e caddi a terra. Mi alzai di nuovo, e, raccogliendo tutta la forza di volontà di cui ero capace, rimossi le assi che avevo sistemato sul davanti del capanno per nascondere il mio rifugio. L'aria fresca mi rianimò, e con rinnovata determinazione mi avvicinai alla porta del casolare.
"Bussai. "Chi è?" chiese il vecchio. "Entrate."
"Entrai. "Scusate l'intrusione" dissi; "sono un viandante che ha bisogno di un po' di riposo; mi fareste una grande cortesia se mi permetteste di restare per qualche minuto davanti al fuoco."
""Entrate" disse De Lacey, "e cercherò di soddifare i vostri bisogni; sfortunatamente, i miei figli non sono in casa, e io sono cieco, per cui temo che mi sarà difficile procurarvi del cibo."
""Non preoccupatevi, mio buon ospite. Ho del cibo; è di calore e di riposo che ho bisogno."
"Sedetti, e seguì un breve silenzio. Sapevo che ogni minuto era prezioso; tuttavia, ero incerto su come cominciare la conversazione, quando il vecchio mi si rivolse.
""Da come parlate, straniero, suppongo che siate un mio connazionale: siete francese?"
""No, ma sono stato educato da una famiglia francese, e parlo solo questa lingua. Sto andando a chiedere la protezione di alcuni amici che amo sinceramente e sul cui favore nutro qualche speranza."
""Sono tedeschi?"
""No, sono francesi. Ma cambiamo argomento. Io sono un essere solo e sfortunato: mi guardo attorno, e non ho al mondo né un parente né un amico. Queste persone benevole da cui sto andando non mi hanno mai visto e sanno poco di me. Sono pieno di timori, perché se fallisco con loro, sarò per sempre un reietto nel mondo."
""Non disperate. Essere senza amici è veramente una sfortuna, ma il cuore degli uomini, quando non sia preso da ovvi interessi personali, è pieno di carità e di amore fraterno.
Fidatevi dunque delle vostre speranze; e se questi amici sono buoni e gentili, non disperate."
""Sono gentili - sono le creature migliori di questo mondo; ma sfortunatamente hanno dei pregiudizi contro di me. Io sono di carattere buono; la mia vita sin qui è stata senza colpe e, in certo modo, benefica; ma un pregiudizio fatale vela i loro occhi, e laddove dovrebbero vedere un amico sincero e gentile, vedono solo un detestabile mostro."
""Questo è davvero un peccato; ma se voi siete veramente senza colpa, non potete aprir loro gli occhi?"
""Sto per farlo; ed è per questo che mi sento così pieno di paura. Amo teneramente questi amici; per molti mesi, ogni giorno, senza rivelarmi, ho fatto loro delle gentilezze; ma credono che io voglia far loro del male, ed è questo pregiudizio che io desidero dissipare."
""Dove abitano questi amici?"
""Qui vicino."
"Il vecchio fece una pausa, poi continuò: "Se volete confidarmi senza riserve i particolari della vostra storia, forse potrò esservi utile nell'illuminarli. Io sono cieco e non posso giudicarvi dal vostro aspetto, ma c'è qualcosa nelle vostre parole che mi fa credere che siate sincero. Sono povero e in esilio, ma mi darà vero piacere essere in qualche modo d'aiuto a una creatura umana".
""Uomo eccellente! Vi ringrazio e accetto la vostra generosa offerta. Voi mi sollevate dalla polvera con la vostra bontà; è confido che col vostro aiuto non sarò scacciato dalla compagnia e dall'affetto dei vostri simili."
""Che il cielo non voglia! anche se foste davvero un criminale; perché questo potrebbe solo portarvi alla disperazione, e non spingervi alla virtù. Sono anch'io sfortunato: io e la mia famiglia siamo stati condannati benché innocenti; giudicate quindi se non provo compassione per le vostre disgrazie."
""Come posso ringraziarvi, mio eccellente e unico benefattore? E' dalle vostre labbra che sento per la prima volta parole di bontà nei miei confronti; ve ne sarò grato per sempre; e questo vostro senso di umanità mi rassicura della buona riuscita con quegli amici che sto per incontrare."
""Posso sapere il nome di questi amici e dove abitano?"
"Feci una pausa. Questo, pensai, era il momento decisivo, che doveva darmi o privarmi per sempre della felicità. Invano lottai per mantenere la calma e rispondergli con voce ferma; ma lo sforzo mi privò di tutte le energie che mi restavano; mi abbandonai su una sedia, e scoppiai in singhiozzi. In quel momento sentii i passi dei miei giovani protettori. Non avevo un momento da perdere; afferrai la mano del vecchio, e gridai: "Questo è il momento! Salvatemi e proteggetemi! Voi e la vostra famiglia siete gli amici che cerco. Non abbandonatemi nel momento della prova!"
""Gran Dio!" esclamò il vecchio "chi siete?"
"In quell'attimo la porta del casolare si aprì, e Felix, Safie e Agatha entrarono. Chi può descrivere il loro orrore e il loro sgomento quando mi videro? Agatha svenne, e Safie, incapace di soccorrere l'amica, fuggì fuori. Felix si slanciò in avanti e con forza sovrumana mi strappò dalle ginocchia di suo padre che tenevo abbracciate, e in un eccesso di furore mi gettò al suolo e mi colpì violentemente con un bastone. Avrei potuto farlo a pezzi, come il leone sbrana l'antilope. Ma il cuore mi mancò come per un violento malore, e mi trattenni. Vidi che era sul punto di colpirmi di nuovo, quando, sopraffatto dalla pena e dal dolore, abbandonai il casolare e, senza che nessuno se ne accorgesse, nella confusione generale, mi rifugiai nel mio capanno."[...]

Da "Frankenstein", di Mary Shelley, Ed. Oscar Mondadori, 1982, pp. 147-149.

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