venerdì 17 dicembre 2010

Evans (parte 2°)

Evans e Thomas si avvicinarono al centro commerciale.

La notte era fresca, silenziosa. Qualche macchina ogni tanto passava oziosa, sorpassandoli.

Evitando accuratamente di passare vicino alle telecamere di sorveglianza, Evans fece cenno a Thomas di andare a controllare dove fosse la guardia giurata.

Evans intanto si avvicinò con calma al muro del centro commerciale, vicino ad un’aiuola con dei cespugli.

Si acquattò in ginocchio vicino ad una grata di un condotto di aereazione e dal borsone da palestra che aveva con sé prese un piccolo attrezzo.

Assomigliava ad un accendino ma era più grande e aveva un cannello più lungo del dovuto.

Lo accese, e una piccola fiamma ossidrica cominciò a brillare intensamente: con la cura di un chirurgo, Evans segò le quattro piccole viti che tenevano attaccata la grata al muro.

Provo a toglierla piano e la grata si staccò senza difficoltà.

Rimesso tutto al suo posto, Evans si rialzò e si guardò intorno. Poco lontano notò Thomas che gli faceva cenno di rimanere immobile.

Evans si addossò al muro e si abbassò piano. Dopo pochi istanti una guardia giurata grassa passò fischiettando: in mano aveva una torcia con la quale illuminava le macchine rimaste nel parcheggio esterno e nell’altro un tramezzino che mordeva con gusto.

Evans aspettò che fosse passata, dopodiché si diresse verso Thomas, nascosto dietro un muro della guardiola di sorveglianza.

Gli disse che la grata era a posto. Entrambi entrarono nella porta della sala di sorveglianza, la guardia aveva infatti lasciato tutto aperto, pensando che difficilmente qualcuno sarebbe potuto entrare da là nel centro commerciale.

Evans entrò e fece attenzione a non toccare nulla: la sala era abbastanza spoglia, c’erano dei monitor per le telecamere, una macchina per il caffè, un tavolo con delle riviste di attualità e una foto di famiglia in una cornice e due snacks, una sedia. Evans si diresse all’armadietto sulla parete opposta dove sapeva che vi erano le chiavi di tutti i negozi del centro commerciale.

Prese dal borsone un piccolo attrezzo che stava nel palmo della mano e che aveva due pezzi di metallo sottili che spuntavano dal resto dell’oggetto. Inserì i due pezzetti metallici nella serratura dell’armadietto, mentre Thomas controllava se la guardia stesse tornando: con pochi giri di vite dello strumento, la serratura si aprì.

Evans aprì l’armadietto e prese le chiavi dell’unica gioielleria del centro commerciale.

Toccò la spalla a Thomas ed entrarono all’interno dell’enorme struttura.

Salirono al secondo piano e si avvicinarono alla saracinesca della gioielleria. Mentre Evans la apriva con le chiavi, Thomas si guardò intorno per vedere come poteva controllare da lassù la situazione.

Evans sollevò la saracinesca a metà e si infilò rapido all’interno della gioielleria. Non poteva credere di essere a pochi minuti dal risolvere ogni suo casino finanziario.

Entrò con le chiavi nell’ufficio del direttore e si diresse alla cassetta di sicurezza.

Piccola ma robusta.

Per prima cosa Evans prese dal borsone gli specilli adatti e un piccolo macchinario elettronico con un display luminoso. Applicò il piccolo attrezzo alla rotella per la combinazione della cassetta e lo accese. Sul display comparvero sette trattini.

Evans imprecò. Sette trattini volevano dire più tempo del dovuto, c’era il rischio che la guardia giurata tornasse.

Incominciò con i suoi specilli a scardinare la serratura della cassetta. Dopo un paio di tentativi, sul primo trattino nel display comparve un numero.

Ah, pensò Evans, un codice Polis-Turein. Forse allora non era così grave.

Si guardò dietro e vide che Thomas rimaneva di vedetta all’entrata del negozio.

Prese dal borsone altri due specilli, questa volta più lunghi e sottili, e continuò ad armeggiare con la serratura. In pochi minuti altre tre cifre comparvero sui trattini del display del marchingegno.

Ne mancano solo altre tre.

Improvvisamente udì due rapidi spari e fece un balzo.

Si girò e vide che Thomas aveva appena sparato alla guardia giurata grassa.

Maledizione… ma perché era tornata così presto?

Thomas gli disse di fare in fretta, ora avevano poco tempo. Si allontanò verso l’uscita.

Evans prese un altro specillo, corto e largo, e continuò l’apertura della cassetta.

In pochi minuti ottenne altre due cifre.

Ne mancava solo una.

Evans sentì altri spari. Thomas doveva aver fatto fuori qualcun altro ma chi? Possibile che la polizia fosse già arrivata?

In quell’istante comparve anche l’ultima cifra sul display e Evans aveva la combinazione della cassaforte. Rimise tutto in borsa, inserì la combinazione e aprì lo sportello della cassetta: dentro vi erano alcuni lingotti d’oro e un certo numero di astucci in pelle.

Mise tutto dentro al borsone da palestra, parecchio appesantito ora, e si lanciò giù dalle scale.

Vide Thomas che si stava rialzando dal corpo di un poliziotto, gli fece cenno di dirigersi verso il garage.

Avevano parcheggiato, per ogni evenienza, una macchina rubata cui avevano cambiato le targhe all’interno del garage del centro commerciale, per una fuga rapida nel caso fosse stato necessario.

Passando attraverso l’uscita di emergenza, arrivarono al garage. Thomas si affacciò dalla porta con cautela, per vedere se vi fossero altri poliziotti in attesa.

A Evans la situazione sembrò tranquilla, si diresse velocemente alla macchina.

Prese le chiavi dalla giacca, aprì le serrature centralizzate e si sedette al posto di guida.

Lanciò il borsone a Thomas e girò la chiave per l’accensione.

Sentì un piccolo flop! alla sua destra, un dolore alla tempia e tutto fu subito buio.



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