- E' vero, non ci ho pensato e mi scuso. Ma se si è preso la briga di farlo vuol dire che il caso di Fulgence la incuriosiva tanto da desiderare di saperne di più.
- A che gioco gioca, Adamsberg? A dare la caccia a un fantasma? Preferisco pensare che non sia così, altrimenti il suo posto non è qui nella polizia ma in un manicomio.
Cosa cazzo è venuto a fare qui? Me lo spiega?
- A prendere le misure delle ferite, a interrogare Vétilleux e a segnalarle questa pista.
- Pensa forse a un emulo? A un imitatore? A un figlio?
Adamsberg ebbe la sensazione di rivivere a tappe la sua conversazione di due giorni prima con Danglard.
- Nessun seguace e niente figli. Fulgence agisce da solo.
- Si rende conto che mi sta dicendo freddamente di aver perso la testa?
- Mi rendo conto che lei lo pensa, maggiore. Mi permettere di salutare Vétilleux prima di andarmene?
- No! - urlò Trabelmann.
- Se a lei va bene consegnare un innocente alla giustizia, sono affari suoi.
Adamsberg girò intorno a Trabelmann per recuperare le sue cartelline e ficcarle maldestramente nella borsa, operazione che richiedeva tempo con una mano sola. Il maggiore non lo aiutò, proprio come Danglard. Tese la mano a Trabelmann per salutarlo ma questi non disincrociò le braccia.
- Bé, prima o poi ci rivedremo, Trabelmann, con la testa del giudice piantata sul suo tridente.
- Adamsberg, mi sono sbagliato.
Il commissario alzò gli occhi, stupito.
- Il suo ego non è grande come questo tavolo, ma come la cattedrale di Strasburgo.
- Che a lei non piace.
- Affermativo.
Adamsberg si diresse verso l'uscita. Nell'ufficio, nei corridoi, nell'atrio, il silenzio era sceso come un acquazzone portando via voci, movimenti, rumori di passi. Oltrepassata la porta, vide il giovane brigadiere accompagnarlo per qualche metro.
- Commissario, la barzelletta dell'orso?
- Non mi segua, brigadiere, ne va del suo posto.
Gli fece una rapida strizzata d'occhio e se ne andò a piedi, senza un'auto che lo accompagnasse alla stazione di Strasburgo. Ma, contrariamente a Vétilleux, il commissario non reputava che qualche chilometro a piedi costituisse una «scarpinata», bensì una passeggiata appena sufficiente per cacciare dalla mente il nuovo avversario che il giudice Fulgence veniva ad aggiungere alla sua collezione. [...]
da "Sotto i venti di Nettuno", di Fred Vargas, Ed. Einaudi Stile libero Noir, 2009, pagg. 88-89.

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